A 45 anni dall’entrata in vigore della legge 194, sull’interruzione volontaria di gravidanza c’è molto da fare per difendere una fondamentale conquista per le donne.

Entrata in vigore il 22 maggio 1978 e confermata cinque anni dopo con la vittoria al referendum, la 194 è sotto attacco.

La legge ha introdotto la tutela della maternità e l’aborto sicuro, libero e accessibile per tutte, non solo alle donne più abbienti che potevano permettersi di non rivolgersi alle cosiddette ‘mammame’.

Contrariamente a quanto si pensi, la 194 non ha portato a un aumento delle interruzioni volontarie di gravidanza. Gli accessi a questo servizio infatti sono in calo continuo dagli anni ‘80. Tuttavia, ancora una volta la legge viene messa in discussione.

Sono continui gli attacchi: attraverso le mozioni pro-vita, nella cancellazione dei finanziamenti e dei servizi per i consultori pubblici, nella presenza al loro interno degli anti-abortisti. Anche cercando di svuotare la legge dall’interno con l’obiezione di coscienza; legittima, per carità, ma che rischia in molti casi di ridurre considerevolmente questo diritto. Gli obiettori infatti sono paradossalmente più numerosi oggi che all’entrata in vigore della legge. In diverse regioni l’accesso all’IGV è garantito da uno o due medici, che non possono andare in pensione per impedire l’interruzione del servizio. Inoltre sono ancora poche le strutture che garantiscono l’aborto farmacologico. Ciò comporta un aumento dei tempi di attesa che costringe le donne a cercare altrove, aumentando così i rischi per la loro salute.

Ritorna il vento del patriarcato, di chi vuol dire alle donne cosa è più giusto per loro e cosa non va bene. Di chi vuol decidere sulla loro pelle, in nome di un’ideologia oppressiva. In tutto il mondo le donne si stanno mobilitando contro la criminalizzazione e la cancellazione delle loro libertà.

Noi come UDI abbiamo bene impressa nella memoria il ricordo delle battaglie del passato e sappiano che non possiamo cedere e dobbiamo mantenere alta l’attenzione di fronte agli innumerevoli tentativi di rimetterla in discussione.

Tenendo conto che l’interruzione di gravidanza volontaria è la libertà di decisione femminile sul proprio corpo è sacra e non può essere messa in discussione dal potere.